Per partire, è necessario cominciare dall’inizio, da come funziona il nostro cervello. Vedremo ora alcuni concetti che sono alla base della neuroscienza, che ci permettono di avere un background quando osserviamo il comportamento delle persone in situazioni reali.

Il paradigma razionale e quello emotivo

Per anni abbiamo avuto un’educazione tarata principalmente sugli aspetti razionali, più carente sugli aspetti emotivi. Abbiamo imparato che il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti, il Teorema di Pitagora. L’abbiamo visto alle medie, alcuni l’hanno rivisto anche al liceo e all’università. Amiamo la matematica, ma in quanti gestiscono triangoli rettangoli nella loro quotidianità? Abbiamo passato molte ore in compagnia di Pitagora ma in poche scuole o organizzazioni hanno dedicato due ore di tempo per aiutarci ad iniziare ad allenare coscientemente anche gli aspetti emotivi. L’educazione delle persone non può fermarsi ai teoremi, alle nozioni, ci sono anche altri aspetti che vale la pena di educare, aspetti che poi caratterizzano la nostra vita personale e lavorativa di tutti i giorni. Il paradigma emotivo non deve sostituire quello razionale ma semplicemente affiancarlo. Dobbiamo iniziare a dare cittadinanza anche agli aspetti emotivi.

Qual è il tuo EQ?

Nel 1995, Daniel Goleman pubblica il suo libro “Emotional Intelligence”, nel quale afferma che la conoscenza di se stessi, l’empatia e la gestione delle emozioni sono una componente importante dell’intelligenza umana.

In quello stesso anno, il Times dedica la sua copertina all’intelligenza emotiva, con la seguente didascalia.

What’s your EQ?

It’s not your IQ, It’s not even a number. But emotional intelligence may be the best predictor of success in life, redefining what it means to be smart.

A distanza di anni, quello che succede è che ancora le persone non vengono valutate rispetto a tutto il loro potenziale. In molti contesti si sente dire: siamo qui per lavorare, lasciate fuori le emozioni! La verità è che le emozioni non sono un’app plug-and-play, non sono una funzione che possiamo attivare e disattivare a comando. La cultura in cui ci troviamo rende questo tema più delicato e inesplorato soprattutto per gli uomini, che, tradizionalmente, ricevono un’educazione secondo cui mostrare le emozioni è un segno di debolezza.

L’istinto ci porta spesso a cercare di nascondere le emozioni. Eppure, se ripensiamo ad un momento in cui abbiamo vissuto delle emozioni forti e ne abbiamo parlato con qualcuno, probabilmente ci renderemo conto del fatto che accettare le emozioni avrà avuto dei risvolti positivi. Come spiega tutto questo il paradigma razionale?

Il 9 ottobre del 2002, viene assegnato il Premio Nobel per l’Economia a Daniel Kahneman, professore della Princeton University, grazie ai suoi studi di economia comportamentale. Kahneman ha integrato la psicologia cognitiva e le teoria finanziarie, dimostrando ancora una volta, e in maniera scientifica, che non esiste l’homo economicus, che le decisioni di acquisto non sono solo razionali.

L’uomo, allora, non è un essere razionale.

Abbiamo descritto l’uomo come un essere razionale perché è più semplice da spiegare. L’homo economicus ci aiuta a comprendere perché le persone prendono determinate decisioni, che altrimenti avremmo difficoltà a capire ed accettare. Quello che succede, invece, è che si prende una decisione più o meno sensata, per poi razionalizzare e trovare una giustificazione una volta che l’azione è stata fatta.

L’economia comportamentale entra in gioco qui, osservando quali sono realmente i driver che portano alle decisioni, prima che arrivi la logica a dare una spiegazione ex-post di ciò che è successo.

Nel mondo in cui ci troviamo, caratterizzato da cambiamenti veloci e incertezza, non considerare le emozioni è un grande rischio. Le emozioni hanno un forte impatto sulle nostre decisioni e azioni. Non si può capire il comportamento di una persona solo facendo leva sul paradigma razionale. Purtroppo, o per fortuna, non è così che funzioniamo, non è così che funziona il nostro cervello.

Se vuoi approfondire il paradigma razionale ed emotivo, ti suggeriamo l’articolo dedicato al rapporto talamo-amigdala che trovi nel blog al titolo “L’intelligenza emotiva applicata al team”.